Anche se può sembrare che uno psicologo possa vivere e trattare argomenti misteriosi e affascinanti, e anche un po’ scabrosi come l’ipnosi nella sua quotidianità, la realtà del lavoro di tutti i giorni è ben diversa. Quando parlo di ipnosi lo faccio per informare un paziente sui pro e i contro della procedura, spiegando come funziona e perché credo possa essere utile. Alla fine di questa fase chiedo se lui o lei voglia procedere: se sì, si procede, se no, si fa altro. Questo è un pilastro di civiltà che vede nel consenso informato una sua espressione. Questa spiegazione è però costretta negli angusti confini della sessione terapeutica dove purtroppo il tempo è limitato. Dunque non mi capita spesso di poter condividere una discussione più ampia su un argomento che mi affascina, che non credo potrò mai veramente fare mio perché inafferrabile, ineffabile come la mente: un territorio che non è stato ancora completamente esplorato.
Sono stato quindi molto contento di accettare la proposta di Lucio di poterne parlare, avendo, sì, poco tempo a disposizione, ma non espressamente in termini operativi come faccio nell’ambito professionale. Questa discussione, inoltre, soddisfaceva un mio valore fondamentale: cercare di rendere fruibili alle persone, tutte le persone, le conoscenze della psicologia, per la crescita di tutta la collettività. Ciò per me è molto più importante del mio lavoro clinico ed è una mia missione: è ciò che rende la mia vita degna di essere vissuta. Avevo però scelto di fare una conversazione, mentre sono solito dare lezioni frontali: una conversazione non la controlli, può andare in ogni direzione, in ogni luogo, non la si può replicare, avrei dovuto quindi abbandonarlo quel controllo.
Il mio cuore era allora da un lato leggero, di chi finalmente può parlare di ciò che ama e, dall’altro pesante, di chi si chiede se riuscirà veramente a dare qualcosa alle persone che avrebbero voluto partecipare a questa conversazione.
Sono stato sorpreso della numerosa partecipazione ed immensamente felice della presenza, dell’energia attenta, curiosa e sperimentatrice che ho percepito emanare dal gruppo. Il dopo è forse stato meglio ancora: durante la cena ho potuto conoscere e scoprire tante persone interessantissime che erano intervenute ed avevano arricchito la conversazione con le loro esperienze e domande. Mi rendo conto purtroppo però che il tempo a disposizione era quello che era e io, come in questa mia impressione, divago. Sono rimasto però piacevolmente sorpreso del desiderio dei partecipanti di avere un bis. E che bis sia! Grazie ancora a tutti.
Piero Pirro lavora a Firenze come Psicologo e Psicoterapeuta. E’ co-Didatta al Centro di Terapia Cognitivo-Comportamentale di Firenze, è Psicologo dell’Emergenza per la Protezione Civile ed è Formatore per varie istituzioni.